giovedì 24 maggio 2012

Illusion

Il treno che tarda, un pizzico di noia, uno sguardo inaspettato, due chiacchiere e un caffè.


Non ho visto niente di più, io.


Scambiare un pò di sé con uno sconosciuto e poi dirsi addio per sempre non è concepito dalle norme sociali di questo paese.


Eppure è così triste vedere occhi rivolti verso il basso, volti freddi e inespressivi, solitudini mascherate da un paio di cuffie di un ipod touch.


Cosa c'è di male in fin dei conti  nell'essere un pò ingenui?
Uscire per qualche minuto da ogni montatura scenica, presentarsi con il proprio vero nome ad esempio.


No, tutto deve avere uno scopo, deve rientrare in una qualche giustificazione, bizzarra semmai. Hanno molta fantasia gli uomini di questo mondo. Io a volte mi stanco di trovare una coerenza alle casualità cui sono soggetta. E questa è una condanna.


Incomprensioni irreparabili. Emozioni fraintese. Gente che ti aspetta sotto casa. In attesa di avere da te ciò che ha creduto di te, sbagliando.


Piuttosto che scartare l'illusione attorno al pacco-regalo si è disposti a vedere ciò che non esiste, a modellare la realtà con la forma predominante nella propria fantasia.


E' in questi momenti che mi vergogno di ciò che siamo.
L'universo e la stupidità umana, infinti.

martedì 15 maggio 2012

Exit

Un vuoto, due pieni, è fatto..
..un atteggiamento.
Irresistibile.

Ecco arrivare come un cuscinetto
a circondarmi.

Mi lascio spostare di dieci centimetri sopra
ogni cellula.

Eccomi ancora, a strofinarmi il naso.
Con i soliti occhi di sempre.

Spleen

Chissà dov'è
se c'è
un posto
anche per me.

mercoledì 9 maggio 2012

Freiheit

Un cane abbandonato sul marciapiede. Lacrime non trattenute sul viso di una ragazza stanca. Rabbia per non essere riuscita a tenerle ferme dall'altra parte degli occhi. Vergogna mista a un lieve senso di libertà, insito nell'attività del piangere. Un pianto moderato, timido, inosservato.

Una zingara malata e obesa, ciabatte trovate in qualche cassonetto incapaci di contenere il gonfiore dei suoi piedi. 200 kg  (a occhio) di solitudine. Seduta su un sedile a due posti, con una coscia dentro e una fuori. Inizia a parlare della vita in un italiano misto a spagnolo, non si capisce bene ciò che dice, a parte  "La vita es muy schifosa" che fa da ritornello tra una strofa e un'altra.

Un uomo dall'alto del suo status sociale la guarda divertito senza l'accortezza di trattenere il riso. Nel frattempo s'intrattiene in una telefonata, una di quelle telefonate da noia, che assomigliano alla sigaretta alla fermata del bus.

Un ragazzo grassottello si immedesima tanto in lei da sentirsi rosso di vergogna e impacciato.

Una donna magra, bassa, saturniana, la guarda con aria di sdegno, e poi si guarda intorno per cercare consensi. Non appena incrocia il suo sguardo abbassa il proprio, per paura. 200 kg sono  pur sempre 200 kg!

Un ragazzo piacente cerca il mio sguardo appoggiato al palo di fianco al mio sedile. Mi volto nel lato finestrino, per non entrare nel noioso gioco fine a se stesso. Mi perdo nelle distese di asfalto.

Passerei del tempo, svariato tempo, seduta su un sedile monoposto di un qualsiasi atac. Indecisa se fare un altro giro o meno, arrivata alla mia fermata, scendo. Con passo leggero, occhi privi di aspettative, mente calma, apro il portone e salgo a casa.