mercoledì 9 maggio 2012

Freiheit

Un cane abbandonato sul marciapiede. Lacrime non trattenute sul viso di una ragazza stanca. Rabbia per non essere riuscita a tenerle ferme dall'altra parte degli occhi. Vergogna mista a un lieve senso di libertà, insito nell'attività del piangere. Un pianto moderato, timido, inosservato.

Una zingara malata e obesa, ciabatte trovate in qualche cassonetto incapaci di contenere il gonfiore dei suoi piedi. 200 kg  (a occhio) di solitudine. Seduta su un sedile a due posti, con una coscia dentro e una fuori. Inizia a parlare della vita in un italiano misto a spagnolo, non si capisce bene ciò che dice, a parte  "La vita es muy schifosa" che fa da ritornello tra una strofa e un'altra.

Un uomo dall'alto del suo status sociale la guarda divertito senza l'accortezza di trattenere il riso. Nel frattempo s'intrattiene in una telefonata, una di quelle telefonate da noia, che assomigliano alla sigaretta alla fermata del bus.

Un ragazzo grassottello si immedesima tanto in lei da sentirsi rosso di vergogna e impacciato.

Una donna magra, bassa, saturniana, la guarda con aria di sdegno, e poi si guarda intorno per cercare consensi. Non appena incrocia il suo sguardo abbassa il proprio, per paura. 200 kg sono  pur sempre 200 kg!

Un ragazzo piacente cerca il mio sguardo appoggiato al palo di fianco al mio sedile. Mi volto nel lato finestrino, per non entrare nel noioso gioco fine a se stesso. Mi perdo nelle distese di asfalto.

Passerei del tempo, svariato tempo, seduta su un sedile monoposto di un qualsiasi atac. Indecisa se fare un altro giro o meno, arrivata alla mia fermata, scendo. Con passo leggero, occhi privi di aspettative, mente calma, apro il portone e salgo a casa.

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