lunedì 19 marzo 2012

Favola

Ogni mattina mia madre preparava la colazione e andava a lavoro. Io mi lavavo, mi vestivo, e andavo a lezione. Un giorno non ne avevo voglia, così uscita di casa ho preso un'altra strada e mi sono avventurata nel bosco. C'erano fiori di cui nessun professore mi aveva mai parlato. Ne ho raccolto uno di ogni colore e forma, ho costruito un mazzo così perfetto da sembrare vivo. I miei occhi brillavano di gioia a vederlo, così tanto da offuscare ogni altro pensiero. Persa nell'entusiasmo mi sono smarrita. Ho cercato qualcuno a cui chiedere informazioni, ma c'ero solo io. Ho frugato tra le tasche per cercare l'iphone, lo avevo dimenticato a casa. Il sole stava calando e il fresco soffio dell'imbrunire mi accarezzava la pelle irruento. Tutt'a un tratto mi sono ritrovata avvolta nel buio e nel gelo. I fiori tramutati in orribili occhi circondati di petali neri, i cinguiettii urla stridenti di corvi in agonia. Mi sono seduta disperata su una roccia, con gli occhi traboccanti di lacrime e terrore.

All'improvviso, una voce profonda, di provenienza ignota.

-Come sei arrivata qui? Non sai che questo bosco è privato?
-Mi sono persa. Mi dispiace aver invaso una proprietà privata, non l'ho fatto di proposito.

Una strana ombra apparve sul tronco dell'albero che avevo di fronte, rubando luce al mio viso.

-Voglio tornare a casa. Ti prego aiutami.
-Mi dispiace, chi entra non può più uscire se non per mano sua. Questa è la prima regola di questo bosco. Tuttavia se è la prima volta che vieni puoi uscire facilmente. Se ricordi ancora di avere una casa, la situazione non è molto grave.
-Chi sei? Posso guardarti? Sei gentile.
-Sono qui davanti. Non mi vedi?
-No, io vedo solo un'ombra.

Una spirale con forza mi ha inghiottita, ho guardato il bosco dissolversi gradualmente al centro di essa fino a diventare un punto lontano. Mi sono guardata intorno, mia madre preparava il caffè. Io ero seduta ad aspettare la colazione, con la borsa pronta per andare all'università.


...

Butterflies'Q.



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