martedì 28 febbraio 2012

Il lavoro nobilita l'uomo

Mai intraprendere la carriera da macellaio, a meno che fare a pezzi un cadavere non ti faccia brillare gli occhi. Sarà elementare ma va di moda non coltivare la propria passione più grande per questioni logistiche o per banali ideologie ereditate da chi aspetta la sera ogni mattina perchè non ne può più. Puoi raggiungere i vertici di qualsiasi carriera, se non è quella giusta per te avrai perso in ogni caso. Non sarà il sorriso di tuo padre o il portafoglio pieno a donarti l'adrenalina della realizzazione personale, perno della tua indipendenza psicologica.

Chi ha successo è degno di ammirazione. Ma guai a copiarlo. Il suo successo è il tuo fallimento. Qualsiasi carriera tu stia intraprendendo, non sarai mai nessuno se non sarai esclusivo. La novità è ciò che serve alle masse, sii anticonvenzionale dagli inizi, e il tuo mercato sarà inespugnabile per sempre.

Ogni fallimento sia considerato un tesoro esperienziale. Il tuo curriculum di vita non richiede elogi. L'umiltà è tendere all'infinito, la superbia è un'illusione diabolica per tenerti il culo ben fermo, incollato sul confortevole divano in pelle di casa tua. Quando avrai salito la prima o l'ennesima scalinata te ne accorgerai perchè il benvolere degli acquirenti non avrà potere di smuoverti in nessun modo.

Che tu stia vendendo emozioni, illusioni,  il pane, il cervello, il tempo, il culo, o qualsiasi altra cosa, non dimenticarti mai che un saggio venditore offre sempre il meglio di sé.

Butterflies'Q.






venerdì 24 febbraio 2012

Gente

..del nord e del sud, businessmen con l'ipad e contadini in ferie, emigranti in regola e ladri di libertà senza biglietto. Ironia del destino, alla stazione, tutti ad aspettare lo stesso notturno. Il treno arriva, un  breve sospiro collettivo di felicità, in un batter d'occhio un ammasso di corpi stanchi disposti in modo disordinato ma speciale, geometrie improvvisate ma perfette, da far invidia alla semplicità dell'uomo con la clava. Non saranno mica due paia di piedi vicino al viso a impedirti di dormire serenamente. O il russare bizzarro di un bengalese che ruba tenerezza. La luce dell'alba si intrufola tra le pieghe delle tende ad inaugurare un nuovo giorno. Ci si sveglia quasi abbracciati allo sconosciuto di fianco, di imbarazzo o disprezzo neanche l'ombra. Magico intreccio di sguardi complici come addii a vecchi amici ritrovati per caso. E ognuno di nuovo catapultato sul proprio palcoscenico personale.

Butterflies'Q.

L'oppio dei pigri

L'attesa. Prendere tempo e aspettare la grande occasione dal cielo, come un povero matto che invece di andare a lavorare va a giocare alla snai, e nel frattempo si lamenta di non avere soldi neanche per fare colazione al bar. Non c'è niente da aspettare, non arriverà domani nè dopodomani la grande svolta se resti fermo. Cos'è che vuoi? Hai gambe e fiato e non ti serve altro per fare ciò che devi. Guardati dentro, prendi il meglio di ciò che non sei, scrivilo sui muri, e inizia a camminare senza fermarti. Non distrarti a destra, nè a sinistra. Scorda la strada fatta evitando di perderti nella vacuità di autocelebrazioni o sensi di colpa. Ogni passo come fosse il primo, sguardo fisso e costante su quel mezzo metro di strada davanti ai tuoi occhi.

Butterflies'Q.

mercoledì 22 febbraio 2012

Iron

In un antico villaggio di formiche c'è un'organizzazione impeccabile. Ognuno ha il suo ruolo, c'è chi vive cercando semi, chi li porta nel formicaio, e chi mangia e dà ordini. Università rinomatissime in cui vengono illustrate e fatte imparare a memoria le mappe del territorio conosciuto -circa 5 metri quadrati-, ben accette  innovative discussioni filosofico/geografiche. A volte qualche formica si innamora, e si sente tre metri sopra un ramo. Qualcuna crede di essere una coccinella perchè ha il naso rosso. La tradizione letteraria ruota attorno al mito delle api: molti dicono di averle viste, ma tra le svariate versioni c'è poco in comune. Alcuni diventano cantori e scrivono sulle api intrattenendo le formiche regine durante i dopo-cena, altri, scettici, si occupano esclusivamente delle questioni pratiche/burocratiche.
Oggi sono andata a correre e per poco non inciampavo. -Avrò beccato un sasso- ho pensato. Invece ho alzato il piede e ho realizzato di aver schiacciato un formicaio.

Butterflies'Q.

La mia migliore nemica

Piastra fino a fare fumo tra i capelli, esco di fretta è buio, le chiavi? Si ci sono. Ultima metro presa al volo, solito tram tram e ogni volta è come fosse la prima. Piedi ribelli in scarpe piccole e scomode. Nemici immaginari dietro le spalle, soldi nel reggiseno, criminali invisibili ti seguono e il telefono squilla, squilla, da farti maledire quello che ti è costato.
Mi siedo, sola nel vagone, poche fermate di meritata pausa.

Invece no. Eccola lì, riflessa sul vetro. Darei tutto quello che ho e che non ho per non vederla, lì di fronte.
Dato che c'è ci parlo. E' sempre un istinto incontrollabile.
Psicotropa, irresistibile, e io fragile, volubile.


Vediamo. Chi sarò stasera?
Ho l'imbarazzo della scelta. O meglio non ho scelta.
Non ce n'è una di cui lei non si vergogni almeno un pò.
Non sapendo come renderla felice, improvviserò come sempre.


Vattene, non mi guardare. So già cosa pensi. Voglio restare sola, non ho voglia di intrattenerti. Lasciami un pò in pace. L'errore non esiste. Perchè lo vedi ovunque? Non c'è sempre bisogno di costruire un recinto attorno ai colori. Lasciami colorare, non voglio riempire i tuoi disegni infallibili.

-Non sono un recinto, sono il recinto. Senza i miei disegni saresti  una tavolozza piena di macchie. Non c'è nulla di male in questo, a mio avviso, ma tu hai bisogno dei miei occhi, ti senti persa senza di me.-

Mi sento libera senza di te.

-Liberati di me se non mi vuoi ,cosa aspetti? Distruggimi. Sono qui per questo.

No, scusami. Ti prego. Non dicevo sul serio. Tienimi compagnia

-Avrò cura di te. Io sono dalla tua parte. Sognerai di geometrie impossibili da riempire. Ci proverai con la migliore volontà, ma uscirai fuori dai bordi con la mano tremante e rinizierai da capo ogni volta fino ad averne la nausea. Poi cercherai di evitarmi, fingendo che io non ci sia, ma sarà solo un'illusione. Non puoi scappare da me, mi maledirai vedendomi sui volti di chi ti circonda. Mi farai la guerra rafforzandomi. Ma un giorno raccoglierai tutta la tua rabbia e me la donerai, amandomi. Quel giorno riderai di me, ti abbraccerò in lacrime, e andrò a morire.

Next stop Eur Magliana

Butterflies'Q.

mercoledì 15 febbraio 2012

Dipende, tutto dipende


Ieri ho incontrato un uomo che urlava, incitando alla rivoluzione, in piazzetta dell'Immacolata. Curiosa, ci ho scambiato due chiacchiere. Era tutto normale, nella sua testa. Vedeva cose che tutti gli altri non vedevano, tuttavia lui non si accorgeva di essere solo. Non si sentiva fuori luogo, nè frustrato, gli sguardi di disapprovazione si trasformavano per magia in sguardi di ammirazione e incitazione prima di essere trasmessi al suo cervello. L'esempio perfetto di uno definibile pazzo. Eppure, provandoci a mettere nei suoi panni, non ci sono incongruenze, niente che non va, tutto scorre alla perfezione e lui è lì a recitare la parte perfetta nel  mondo che appare ai suoi occhi.


Con un pizzico di invidia mista a compassione mi sono andata a sedere. Ho acceso una sigaretta. Mi si è avvicinata una ragazza e mi ha chiesto da accendere. Vestita di nero, capelli castani lisci, magrissima e bella. Mi si è seduta vicino lanciandomi un paio di volte occhiate sofferenti, come se avesse la certezza che io fossi dalla sua parte in quella che per lei era una giungla di predatori. Tutta focalizzata sugli sguardi dei passanti, si sentiva costantemente sotto i riflettori, fuori luogo, osservata in ogni dettaglio del suo esistere. Suppongo temesse persino di respirare in modo sbagliato. Con titubanza, finita la sigaretta, si è alzata e è andata via.


Non ha potuto fare a meno di colpirmi il dramma nascosto tra i suoi silenzi. Il pazzo lì di fronte continuava ad urlare entusiasta, e lei immagino sia scappata in qualche tana accomodante. Cos'hanno in comune questi due? Entrambi vedono cose che non esistono oggettivamente. Ma questo è ciò che accomuna tutti gli esseri umani. C'è chi ha occhi burloni, chi stravaganti, chi ordinari, in ogni caso chi avrebbe mai il coraggio di ammettere che una realtà sia più vera di un'altra? O siamo tutti pazzi o siamo tutti sani.

Butterflies'Q.


martedì 14 febbraio 2012

Bugie

Se fossi bugiardo con te stesso come faresti ad accorgertene? Chi se ne potrebbe accorgere?

Non avendo il mentire una logica fissa, diventa difficile comprendere ogni volta con lucidità i meccanismi in atto. Ma questo non è il vero nucleo del discorso. Ciò che mi dà da pensare è invece l'infinita attenzione che rivolgo al desiderio di comprensione di questi meccanismi.

Don Chisciotte della Mancia.
In fin dei conti non è mica una scienza.
Cos'è la verità? Cos'è la menzogna?

-Sono bravo, chi mi scredita non sa capirmi. Quando sbaglio è perchè non ho altra scelta, faccio sempre del mio meglio. Dò e non ricevo, sono circondato di persone ingrate. Lavoro e non guadagno, l'economia fa schifo-

oppure

-Non sono abbastanza bravo da trasmettere a tutti ciò che vorrei. Sbaglio e me ne assumo le conseguenze. Dò e non ricevo, perchè dò per ricevere. Lavoro e non guadagno, perchè lavoro per il guadagno-

Quale delle due versioni mente? Nessuna delle due. Qualcuno sentirà vera la prima, qualcuno la seconda, qualcuno ulteriori varianti.

Ogni verità è una menzogna a metà, ogni menzogna è una verità a metà. La verità assoluta non trova spazio tra i Cerchi dell'Inferno. Ogni illusione ci dà una spinta verso la disillusione, lasciandoci cadere, ingannati, e lasciandoci rialzare, disingannati.

Butterflies'Q.

venerdì 10 febbraio 2012

Social

Branchi di uomini si riuniscono ogni pomeriggio al bar, a fumare sigarette -o pipe, a seconda dei gusti- e danno inizio alle Olimpiadi sociali.

-Io ieri sera ho portato a casa la bionda della birreria.
-Ma dai Gianni, non ti crede più nessuno minchione come sei. Noi ormai esigiamo le prove, vero ragazzi?
-Ben detto! Vogliamo le prove! Vogliamo le prove!

Maurizio, il capoclan, chiede silenzio e prende parola.
-Ragazzi, sentite che vi racconto. Ieri sera ho portato a cena Alyna e una sua amica di università. Le ho fatte bere un pò, birra, rum e boom boom..fuochi d'artificio.

-Davvero?
-Oh mio Dio beato te.
-Che avete fatto? Dove le hai portate?
-Tutti e 3?

-Già, già, eheh.

-Porti anche me una sera? Ti prego.
-Ma dove vuoi venire tu, Gianni, a farmi fare brutta figura eh?! Tagliati la cresta e riempi il portafoglio e poi, forse, se ne riparla.

Uno tsunami di sogghigni e risate -talvolta vere, talvolta forzate- pervadono il gruppo.

Nel frattempo un uomo parcheggia la macchina davanti al bar e scende, sguardo fermo e imperturbabile, giacca di pelle, passo deciso, attraversa il clan con noncuranza. Le voci si zittiscono in automatico, gli sguardi si riempiono di ammirazione, il tempo scorre al ritmo dei suoi piedi.

Chi è il vero capoclan? L'unico che in realtà non ne fa parte e non ne vuole far parte, nè si degna di prendere atto della sua esistenza, è l'unico che potrebbe farne davvero ciò che vuole.

Il branco lo si può trovare, autentico, in quasi tutte le città, prevalentemente nelle periferie.
Ovviamente ne esistono anche molte varianti, più o meno rocambolesche.

Per l'appunto si sta diffondendo negli ultimi anni la moda dell'anticonformismo. Gruppi di sedicenti misantropi, li vedi girare come mandrie il sabato sera per la città, a vantarsi del proprio essere diversi con racconti di vita da fantascienza di cui nessuno,tra loro,osa mettere in dubbio la veridicità: tradirebbe se stesso se lo facesse. Dal versante opposto i misantropi veri. Quelli che darebbero oro per il dono dell'invisibilità, oppure attendono con ansia una qualche catastrofe naturale che venga a distruggere definitivamente la razza umana.
Loro ti aspetteresti di trovarli sempre soli, magari chiusi in casa. Invece no. Amano la riservatezza, la solitudine,in compagnia si trovano bene in coppia,al massimo in trio. Eppure si immergono nel minestrone sociale tanto da non essere più identificabili, puoi scovarli tra le più svariate attrattive della vita mondana, ma solo a intuito potresti riconoscerli: non si scriveranno in fronte mai niente che non denoti conformismo.

Ognuno cerca di somigliare all'opposto di ciò che prevale in lui.
Per riempire le proprie mancanze di finzione.
Per un qualche istinto che tende all'equilibrio.
O, raramente, per paura della propria stessa natura.

Chi è tanto l' "uno" quanto l' "altro"non ha più niente da dimostrare. Come l'uomo in giacca, è sinceramente fuori dai meccanismi del branco. Non più burattino, può muovere i fili a suo piacimento.

Butterflies'Q.

mercoledì 8 febbraio 2012

Incongruenze

Ho conosciuto un uomo che si definisce schiavo. Mi ha incuriosita, così siamo diventati amici. 
L'altroieri sono stata a casa sua.
-Vai in cucina, riempi un bicchiere d'acqua, e portamelo.-
La sua reazione per qualche attimo è stata di esitazione e smarrimento.
Nelle sue aspettative una padrona deve esigere tutt'altro. Graffi e torture, favori economici. Ma che padrona è una che è costretta a dover pretendere determinate cose per assecondare il desiderio del suo schiavo di sentirsi tale?
Io avevo sete e volevo un bicchiere d'acqua, punto.
Ha eseguito e mi ha guardata bere.
-Ordinami quello che vuoi. Sei arrabbiata? Frustami. Vuoi affetto? Baciami. Ti lavo, ti vesto, ti offro passaggi.  Ti convincerò del fatto che avere uno schiavetto personale è utile e divertente. Beh? Cosa aspetti? Cosa desideri?

-Non desidero niente che tu possa darmi, non mi servi al momento. Ti ordino di non chiedermi alcun ordine. Vai sul divano, sdraiati, guarda la tv, e lasciami in pace.

Divertita ma mantenendo con sforzo un'espressione severa, l'ho guardato obbedire alla mia richiesta, teso e confuso. I miei ordini erano inaspettati, sfuggivo al suo controllo e alle sue aspettative. Era sottomissione vera ora la sua e deduco fosse la prima volta che la assaggiasse realmente.

E' un sottile ribaltamento di ruoli. Chi gioca a fare lo schiavo in realtà ama il potere. La loro tattica è originale e ingannevole, tuttavia non indistruttibile.

Butterflies'Q.

Pinch of madness

Dopo due giorni da eremita persa nella ricerca filosofica e nella scrittura, sono uscita di casa. Ho indossato vestiti caldi a caso. Varcata la soglia del portone il mondo mi è apparso sconosciuto, come se non ne facessi parte da tempo immemorabile. Nel giro di pochi minuti tre donne ben vestite mi hanno chiesto l'elemosina. Devo avere una sottile parvenza snob di regalità addosso. Nei gesti della gente intravedo note stonanti, profumate di bizzarrie, eppure tutto mi dice di prestare attenzione ad ogni singolo dettaglio, come se fossi consapevole che per oggi il mio destino mi riserva messaggi tanto casuali quanto mirati.
Mi sono rifornita di sigarette e mi sono rintanata dentro, ancora fuori dal mondo.
In casa mia il caos totale. E' saggio guardarsi intorno per scoprirsi: vestiti sgualciti, arance sul tavolo, candele, fogli di carta pieni di dubbi e di risposte precarie. Ci fosse un angolo vuoto in questo monolocale, sarebbe il mio tempio perfetto. Beh no, non sarebbe perfetto. E' un tempio anticonvenzionale e disordinato: deve pur parlare di me in qualche modo. Lo amo perchè è sincero.
L'attenzione si posa sulle mie mani. Dita corte e sottili, smalto malmesso di colori diversi: maledetta indecisione, noncuranza, imprecisione.
Mi volto ed eccola, allo specchio. Pelle morbida e pallida, lineamenti tondi, un misto di furbizia e rassegnazione tra le pupille, due accenni di linee curve ai lati della bocca che alludono ad un immaginario sottofondo di sorrisi.
Tutto qui? Non c'è altro? Qualcosa mi sfugge.
Mi fermo in tempo, prima di perdermi totalmente.
-Non è il caso di trarre conclusioni. Non oggi che la confusione divampa più del solito tra i miei battiti.-
Mi vesto ed esco di nuovo, per non impazzire. Alla ricerca di qualche nuovo imprevisto per arricchire il mio inventario di immagini sconnesse.

Butterflies'Q.

martedì 7 febbraio 2012

Inizi

La vita è beffarda, ho ragione di dirlo.
Una di quelle rare volte nella mia vita,
avevo finalmente trovato la voglia
di ordinare un pò quelle scatole di cartone
che mi porto dietro dal trasloco dalla vita scorsa.


Insomma ero lì a pianificare il da farsi nel futuro.
Stavo raccogliendo date, indirizzi utili, numeri,
e li stavo riportando sulla mia agenda: tutto filava alla perfezione.
Sin quando la penna si è fermata e subito dopo la mia mano.
Sono rimasta a guardarla con occhi pensosi.


-Giro pagina o no?- Chiedevano.

Beh, folgore nel buio, io l'ho fatta mia.
Avrei dovuto iniziare in quel momento, oppure mai più.
Era tutto pronto, non so dove nè per chi, ma era anche tutto chiaro.
Così voltai pagina, e la guardai. Com'era bella, bianca, pulita.

Iniziai a sporcarla. E continuai senza meta.

Butterflies'Q.

lunedì 6 febbraio 2012

Part

-Provi a guardarsi, mi dica cosa la blocca.
-Non sarei qui se fossi in grado.
-Ok. Ha detto che le piace il pattinaggio, perchè non lo pratica?
-Perchè sono un principiante.
-E dal dentista, perchè non va?
-Beh vorrei avere i denti bianchi prima di andare.
-Ieri, perchè non è uscito di casa?
-Perchè sarei apparso ancor di più come un eremita, tra la gente.

-Mi perdoni ma questa curiosità ora deve togliermela: avendo ormai compreso quanto poco semplici siano i suoi meccanismi, mi spieghi, come ha fatto quel giorno ad arrivare qui, nel mio loft, dall'altra parte della città, senza un pizzico di esitazione?

-Non mi è mai stata posta domanda più banale, e mi creda avrei potuto aspettarmela da chiunque meno che da lei.

-Mi permetta, anzi permettimi, perchè questa recita non mi piace più. Chiunque avrebbe meno problemi a prendere un caffè in centro o a seguire una lezione di pianoforte piuttosto che a contattare un'emerita sconosciuta  trovata su un portale di annunci, alle 2 di notte raggiungerla e pagarla -in modo continuativo ormai- per renderla partecipe delle sue vergogne più intime giocando al gioco del dottore. Io non sono una psicanalista, mi spiace deluderti, e non me ne frega niente di tutti i tuoi complessi esistenziali, mi sei utile perchè mi paghi, non c'è altro. Spero sia chiaro. Tuttavia i tuoi soldi iniziano a farmi paura. Spiegami cosa stai cercando da me.

-C'è chi paga per vestiti su misura, chi per fare sesso, e io pago per farmi ascoltare. Ho pochi amici, li definisco intimi. Sono molto selettivo, sono indubbiamente i migliori. Mi conoscono così bene che quando apro bocca sanno già cosa ho intenzione di dire, hanno la nausea al solo pensiero che io continui il discorso. Non li condanno per questo, perchè succede lo stesso a me. E' naturale. Per il resto, sono circondato di conoscenze superficiali, con ognuna delle quali mi dipingo in modo da assecondare le aspettative di ognuno. Se solo conoscessero l'1 % di ciò che ho dentro, inorridirebbero, mi denuncerebbero, o chissà cos'altro. Uno studioso di psicologia avrebbe una risposta preconfezionata ad ogni piccolo scuotimento del mio volto, non assaporerebbe il dramma di ogni mia parola accuratamente disposta in modo tutt'altro che casuale nel mezzo delle mie frasi, nei suoi occhi leggerei solo l'attesa di potersi esibire pronunciando il proprio responso compreso di soluzione, come fosse un trofeo, una nuova conferma da mettere sulla bilancia che misura il suo livello di autostima professionale.
Ecco perchè ti voglio, volevi saperlo, spero tu non ti sia annoiata.
O rattristata.
Piangi?

-Mi dispiace. Non so cosa mi prende oggi. Probabilmente sono stressata.

-Non c'è bisogno di piangere, è sempre stato un altro dei miei sogni quello di ascoltare qualcuno che parli senza dover dimostrare qualcosa o la negazione del suo opposto, eheh. Vieni qui.
Cosa sono queste lacrime?

-Beh, sto piangendo perchè la verità è che ho bisogno di te più di quanto tu ne abbia di me. Eppure prendo i tuoi soldi e ti tratto male come se ti stessi offrendo qualcosa che mi pesa offrirti, o come se fossi uno sconosciuto.

-Oh, mi sorprendi. Cosa sarei io? E in cosa posso essere utile a una come te?

-Mi pesa ammetterlo ma, caro Joker -gradirei sapere il tuo nome-
In realtà quando ci vediamo, io parlo con me stessa. Quando rido di te, rido di me.
Quando mi sorprendo di te, mi sorprendo di me. Sono, sì, infantile, emotivamente disturbata, incoerente e tutto ciò che ho sempre criticato in te..eh già, non lo avrei mai detto nei panni di un mio conoscente, ma lo sono, e non lo accetto. Non voglio sentirne parlare da nessuna parte, neanche da me: ho adottato una censura degna di una dittatura mondiale, fissata lì su quel pezzo di cervello a forma di cestino che sembra porti scritta la citazione dantesca -Lasciate ogni speranza voi ch'entrate-. Beh c'è un piccolo inconveniente, mi piacerebbe che quel cestino fosse come quello di casa: lo butti via una volta a giorno e non lo vedi più. Oppure una specie di attrezzo distruttivo che riduce tutto in cenere, o ancora meglio, una sorta di macchina riciclatrice che trasforma rifiuti inutili in qualcosa di utile. Invece i miei avanzi sono tutti lì, compressi e scomodi, in uno scantinato interrato, ad urlare e scalpitare inascoltati, e appena c'è una fessura, una distrazione, bussano alla porta di casa con la resa dei conti in mano.

I suoi occhi mi fecero paura,si accesero all'improvviso di entusiasmo folle e esaltato.

-Dormi a casa di un vecchio pazzo stasera? Fai tu il prezzo.

Gran parte di me si raccolse in assemblea pronunciando note di dissenso. Infatti accettai immediatamente, prima di pensarci su.

-Si, andiamo. Dobbiamo concludere il lavoro che abbiamo interrotto. Inizia a fare  freddo qui.

Butterflies'Q.

domenica 5 febbraio 2012

Come una roccia

Com'è dolce il sapore di ogni resa sofferta.
Sei veramente forte quando non ambisci ad esserlo,
non hai un padrone da difendere e soddisfare.

Non ti opponi agli eventi con rabbia e giudizio,
ma osservi impassibile le stravaganti reazioni
di quello che spesso credi di essere
ai doni che ricevi incessantemente.


"Il segreto del successo è imparare ad usare il piacere e il dolore,
invece che lasciarsi usare dal piacere e dal dolore.
Se ci riuscirete, avrete raggiunto il controllo della vostra vita.
Altrimenti, sarà la vita a controllare voi (ANTHONY ROBBINS)"


Butterflies'Q.

Puzzle

Un tassello per volta il puzzle si completa.
La prima difficoltà è la ricerca dei tasselli giusti.
Ma quella più grande è in quei momenti in cui ti accorgi che due o più tasselli non stanno così bene insieme, come credevi.
Devi trovare il coraggio di disfare e ricominciare da zero, come fosse il tuo primo giorno di vita.

Le linee guida servono eccome. Non è mica stupido pensare che un puzzle si
completi da solo, perchè tutto va anche senza che tu faccia niente o ci sia. Ma non sarai mai un grande regista se resti a guardare, ad aspettare, a sperare.

Una vita sola non basta, ne servono due, almeno. Ma in tutte le cose. Se ti focalizzi solo su un colore stai lasciando distruggerti dal suo opposto,e non è detto che tu te ne renda conto. Quanti si svegliano, un bel giorno, con sorpresa, paralizzati, senza più fiato e gambe per andare.

Devi fare ciò che ami e ciò che non ami.
Devi circondarti di persone e di gente.
Tante vite, parallele, ordinate, dalla più banale alla più entusiasmante, ognuna con un perchè e con un protagonista diverso: tu.

Capodanno è un'ispirazione, all'improvviso. Stanotte è stato uno dei miei.


Butterflies'Q.

venerdì 3 febbraio 2012

Dialogo

-Salve, si accomodi.
-Ecco, questa notte ho fatto un sogno, ero io qualche anno fa.
-Beh?
-E' tutto. Ero io. Ho visto un mare di occasioni, per la prima volta. Sa, ogni opportunità per qualche strano motivo appariva come un fastidio sterile. Mi lamentavo di trovarmi in un tunnel che però non esisteva se non nei miei occhi. Non sa cosa darei, dottore, per tornare indietro nel tempo e affrontare tu
tto di nuovo, con questa testa qui.
-Ma cosa sarebbe adesso, signora, se non fosse stata quella, prima?
-Sarei ancora quella.
-Bene, invece, adesso che è cambiata, mi dica, la vita non le dà più occasioni?
-No, non come una volta.
-E se le avessi fatto questa domanda qualche tempo fa, non pensa che avrebbe risposto allo stesso modo
?


Butterflies'Q.