venerdì 8 giugno 2012

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A volte ho il dubbio che tutto questo sia impossibile
Altre volte, senza dubbio, non lo è

Come si può giacere e dominare..
come se fosse un altro
qui al posto mio,
o un altro lì al posto suo?

Coesistere senza litigare:
utopia sconsiderata.
Vincere!..per non svanire.

L'incoerenza è la virtù dell'uomo.

giovedì 24 maggio 2012

Illusion

Il treno che tarda, un pizzico di noia, uno sguardo inaspettato, due chiacchiere e un caffè.


Non ho visto niente di più, io.


Scambiare un pò di sé con uno sconosciuto e poi dirsi addio per sempre non è concepito dalle norme sociali di questo paese.


Eppure è così triste vedere occhi rivolti verso il basso, volti freddi e inespressivi, solitudini mascherate da un paio di cuffie di un ipod touch.


Cosa c'è di male in fin dei conti  nell'essere un pò ingenui?
Uscire per qualche minuto da ogni montatura scenica, presentarsi con il proprio vero nome ad esempio.


No, tutto deve avere uno scopo, deve rientrare in una qualche giustificazione, bizzarra semmai. Hanno molta fantasia gli uomini di questo mondo. Io a volte mi stanco di trovare una coerenza alle casualità cui sono soggetta. E questa è una condanna.


Incomprensioni irreparabili. Emozioni fraintese. Gente che ti aspetta sotto casa. In attesa di avere da te ciò che ha creduto di te, sbagliando.


Piuttosto che scartare l'illusione attorno al pacco-regalo si è disposti a vedere ciò che non esiste, a modellare la realtà con la forma predominante nella propria fantasia.


E' in questi momenti che mi vergogno di ciò che siamo.
L'universo e la stupidità umana, infinti.

martedì 15 maggio 2012

Exit

Un vuoto, due pieni, è fatto..
..un atteggiamento.
Irresistibile.

Ecco arrivare come un cuscinetto
a circondarmi.

Mi lascio spostare di dieci centimetri sopra
ogni cellula.

Eccomi ancora, a strofinarmi il naso.
Con i soliti occhi di sempre.

Spleen

Chissà dov'è
se c'è
un posto
anche per me.

mercoledì 9 maggio 2012

Freiheit

Un cane abbandonato sul marciapiede. Lacrime non trattenute sul viso di una ragazza stanca. Rabbia per non essere riuscita a tenerle ferme dall'altra parte degli occhi. Vergogna mista a un lieve senso di libertà, insito nell'attività del piangere. Un pianto moderato, timido, inosservato.

Una zingara malata e obesa, ciabatte trovate in qualche cassonetto incapaci di contenere il gonfiore dei suoi piedi. 200 kg  (a occhio) di solitudine. Seduta su un sedile a due posti, con una coscia dentro e una fuori. Inizia a parlare della vita in un italiano misto a spagnolo, non si capisce bene ciò che dice, a parte  "La vita es muy schifosa" che fa da ritornello tra una strofa e un'altra.

Un uomo dall'alto del suo status sociale la guarda divertito senza l'accortezza di trattenere il riso. Nel frattempo s'intrattiene in una telefonata, una di quelle telefonate da noia, che assomigliano alla sigaretta alla fermata del bus.

Un ragazzo grassottello si immedesima tanto in lei da sentirsi rosso di vergogna e impacciato.

Una donna magra, bassa, saturniana, la guarda con aria di sdegno, e poi si guarda intorno per cercare consensi. Non appena incrocia il suo sguardo abbassa il proprio, per paura. 200 kg sono  pur sempre 200 kg!

Un ragazzo piacente cerca il mio sguardo appoggiato al palo di fianco al mio sedile. Mi volto nel lato finestrino, per non entrare nel noioso gioco fine a se stesso. Mi perdo nelle distese di asfalto.

Passerei del tempo, svariato tempo, seduta su un sedile monoposto di un qualsiasi atac. Indecisa se fare un altro giro o meno, arrivata alla mia fermata, scendo. Con passo leggero, occhi privi di aspettative, mente calma, apro il portone e salgo a casa.

lunedì 19 marzo 2012

Favola

Ogni mattina mia madre preparava la colazione e andava a lavoro. Io mi lavavo, mi vestivo, e andavo a lezione. Un giorno non ne avevo voglia, così uscita di casa ho preso un'altra strada e mi sono avventurata nel bosco. C'erano fiori di cui nessun professore mi aveva mai parlato. Ne ho raccolto uno di ogni colore e forma, ho costruito un mazzo così perfetto da sembrare vivo. I miei occhi brillavano di gioia a vederlo, così tanto da offuscare ogni altro pensiero. Persa nell'entusiasmo mi sono smarrita. Ho cercato qualcuno a cui chiedere informazioni, ma c'ero solo io. Ho frugato tra le tasche per cercare l'iphone, lo avevo dimenticato a casa. Il sole stava calando e il fresco soffio dell'imbrunire mi accarezzava la pelle irruento. Tutt'a un tratto mi sono ritrovata avvolta nel buio e nel gelo. I fiori tramutati in orribili occhi circondati di petali neri, i cinguiettii urla stridenti di corvi in agonia. Mi sono seduta disperata su una roccia, con gli occhi traboccanti di lacrime e terrore.

All'improvviso, una voce profonda, di provenienza ignota.

-Come sei arrivata qui? Non sai che questo bosco è privato?
-Mi sono persa. Mi dispiace aver invaso una proprietà privata, non l'ho fatto di proposito.

Una strana ombra apparve sul tronco dell'albero che avevo di fronte, rubando luce al mio viso.

-Voglio tornare a casa. Ti prego aiutami.
-Mi dispiace, chi entra non può più uscire se non per mano sua. Questa è la prima regola di questo bosco. Tuttavia se è la prima volta che vieni puoi uscire facilmente. Se ricordi ancora di avere una casa, la situazione non è molto grave.
-Chi sei? Posso guardarti? Sei gentile.
-Sono qui davanti. Non mi vedi?
-No, io vedo solo un'ombra.

Una spirale con forza mi ha inghiottita, ho guardato il bosco dissolversi gradualmente al centro di essa fino a diventare un punto lontano. Mi sono guardata intorno, mia madre preparava il caffè. Io ero seduta ad aspettare la colazione, con la borsa pronta per andare all'università.


...

Butterflies'Q.



venerdì 16 marzo 2012

Allo specchio

Occhi cupi accesi di mostruosità abbaglianti. Volti spigolosi a tenerti compagnia tra le lenzuola nel cuore di ogni notte. Urla che si scatenano silenziose appropriandosi di te con facilità, lasciando che tu ti accorga di loro solo al tornare del silenzio. Ecco i tuoi padroni, li guardi in faccia inorridito e sperduto durante preziosi attimi di lucidità. Mai lasciare la strada vecchia per la nuova, perchè al peggio non c'è mai fine, dicono. Segui i consigli di nonni mediocri per restare incatenato nella palude. Osa fiducioso se miri alla libertà.

Butterflies'Q.

mercoledì 14 marzo 2012

Insomnia

Come subire ancora il fascino di un uomo? Questa domanda era diventata fin troppo familiare, ormai retorica. Neanche con tutta l'immaginazione disponibile - vi assicuro non poca- avrei potuto progettare un tale capolavoro. Un grande onesto menzoniere. Oppure un grande onesto dall'aria menzoniera? La certezza che fosse tutto vero era grande quanto il dubbio del contrario. Si dice che la verità si...a sempre nel mezzo, ma la mia avidità di certezze mi spingeva all'analisi compulsiva dei dati a disposizione, con l'obiettivo di smuovere l'ago della bilancia, seppur di un solo millimetro, per poter partire come un treno ad alta velocità a colorare tutto di bianco o di nero. Il solito vizio di eccedere che si manifesta tanto nelle abitudini quanto nel modo di pensare. Ogni appuntamento diventò così un piacevole arricchimento culturale, intendendo per cultura ciò che a me premeva conoscere: i meccanismi introspettivi di ogni individuo. I suoi sguardi genuini sembravano a volte tradirsi all'improvviso, pensieri incontrollati che fulmineamente smuovevano le pupille di quell'uomo dall'aria bizzarramente regale, disegnando su di esse una sorta di distacco consapevole misto a dissenso nei confronti di un'ipotetica parte recitata. Ma la dolcezza che brillava sul suo volto dopo ogni bacio era disarmante e annebbiava ogni dubbio. Le sue parole, un copione di un film dal sapore cavalleresco, ma piene di enfasi pura. Se recitate, troppo ben recitate. Un attore di questo taglio sarebbe troppo per un palcoscenico di teatro, dove tutti gli spettatori guardano con cognizione di causa uno spettacolo con l'occhio attento ad ogni banale imperfezione di pronuncia o di gestualità. Quale palcoscenico migliore della realtà? Quale cavia migliore di un'apparente ingenua e dolce assecondatrice? Il mistero che aleggiava intorno a lui era tutto ciò che teneva in vita il mio ossessivo inseguimento. Una volta svelato, come al termine di un libro follemente coinvolgente, tutta la magia si sarebbe dissolta in un sospiro finalmente sazio e già nostalgico di un'avventura appena terminata, così avvincente da togliere fascino a mille altre situazioni che - fino a poco fa- si sarebbero proposte come intriganti inviti. In tutto questo, nella stanza più pulita della mia casa segreta stanziata alle pendici delle mie viscere, un'eco assordante non smetteva di porre instancabilmente la domanda il cui responso è il più ambiguo e rilevante tra tutti i quesiti del mio rocambolesco labirinto raziocinante: Cosa ne sarà di me se l'inganno fosse semplicemente la parvenza di inganno? Sarei ancora un'instancabile curiosa o diventerei un'inguaribile smielata? Sarebbe sconvolgente scoprire che quella che sta ragionando quasi con approccio scientifico di fronte ad un raro esemplare di homo sapiens sia solo una copertura illusoria. Molto probabilmente per comprendere chi ho di fronte dovrei rivolgere la mia attenzione non sul soggetto in questione, ma sulla percentuale di me e non me presente nell'infuso. Chi potrebbe mai ingannare se stesso meglio di se stesso?


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Butterflies'Q.

lunedì 12 marzo 2012

Next Door


Si apre un varco

Un piede al di là

La soglia è una rincorsa senza fine



Ora la porta è alle tue spalle

Resti sui tuoi piedi con disinvoltura

Stupore privo di stupore


Fiumi immobili in movimento

Scorrere proporzionato e immutabile

Tutto è chiaro e inafferrabile


Ogni movimento è un battito

Ogni colore è un sospiro

Ogni forma è un gemito


Strutture complesse che vivono

inconfondibili, inimitabili, occulte

e impercettibilmente svaniscono

conducendoti con dolcezza

lì dove avevi dimenticato di essere

Butterflies'Q.














venerdì 9 marzo 2012

A-holic

Mai in anticipo, mai in ritardo. L'attimo arriva, arriva anche lei, pronta. Prende le redini. Accende il fuoco e lo lascia bruciare. Si impossessa del corpo e lo muove a suo piacimento. La voce cambia frequenza e gli occhi brillano di una luce sempre nuova, calda, apparentemente eterna. Tu sei lei, lei è te. I tuoi limiti scompaiono lasciando spazio ai suoi orizzonti. L'inganno diventa più di un inganno. La finzione diventa realtà. Tutto muta a suo piacimento.

E' sempre una grande dose quella di un paio di occhi increduli. Ho imparato il mio lavoro dalla droga, ho creato la mia e le ho dato un nome. Sarah dissolve ogni turbamento, dispende magia tra un sospiro e l'altro, ha l'arte di persuadere chiunque della sua finta natura: un paradiso in affitto, concreto e impermanente, profondamente assorto e complice di ogni desiderio.

Ma quando va via con fare ambiguo nel cuore della notte senza lasciare tracce, abbandona le sue vittime in un reame in cui l'amarezza regna. Un bel sogno che svanisce lasciando spazio ad una triste veglia.

Butterflies'Q.

martedì 28 febbraio 2012

Il lavoro nobilita l'uomo

Mai intraprendere la carriera da macellaio, a meno che fare a pezzi un cadavere non ti faccia brillare gli occhi. Sarà elementare ma va di moda non coltivare la propria passione più grande per questioni logistiche o per banali ideologie ereditate da chi aspetta la sera ogni mattina perchè non ne può più. Puoi raggiungere i vertici di qualsiasi carriera, se non è quella giusta per te avrai perso in ogni caso. Non sarà il sorriso di tuo padre o il portafoglio pieno a donarti l'adrenalina della realizzazione personale, perno della tua indipendenza psicologica.

Chi ha successo è degno di ammirazione. Ma guai a copiarlo. Il suo successo è il tuo fallimento. Qualsiasi carriera tu stia intraprendendo, non sarai mai nessuno se non sarai esclusivo. La novità è ciò che serve alle masse, sii anticonvenzionale dagli inizi, e il tuo mercato sarà inespugnabile per sempre.

Ogni fallimento sia considerato un tesoro esperienziale. Il tuo curriculum di vita non richiede elogi. L'umiltà è tendere all'infinito, la superbia è un'illusione diabolica per tenerti il culo ben fermo, incollato sul confortevole divano in pelle di casa tua. Quando avrai salito la prima o l'ennesima scalinata te ne accorgerai perchè il benvolere degli acquirenti non avrà potere di smuoverti in nessun modo.

Che tu stia vendendo emozioni, illusioni,  il pane, il cervello, il tempo, il culo, o qualsiasi altra cosa, non dimenticarti mai che un saggio venditore offre sempre il meglio di sé.

Butterflies'Q.






venerdì 24 febbraio 2012

Gente

..del nord e del sud, businessmen con l'ipad e contadini in ferie, emigranti in regola e ladri di libertà senza biglietto. Ironia del destino, alla stazione, tutti ad aspettare lo stesso notturno. Il treno arriva, un  breve sospiro collettivo di felicità, in un batter d'occhio un ammasso di corpi stanchi disposti in modo disordinato ma speciale, geometrie improvvisate ma perfette, da far invidia alla semplicità dell'uomo con la clava. Non saranno mica due paia di piedi vicino al viso a impedirti di dormire serenamente. O il russare bizzarro di un bengalese che ruba tenerezza. La luce dell'alba si intrufola tra le pieghe delle tende ad inaugurare un nuovo giorno. Ci si sveglia quasi abbracciati allo sconosciuto di fianco, di imbarazzo o disprezzo neanche l'ombra. Magico intreccio di sguardi complici come addii a vecchi amici ritrovati per caso. E ognuno di nuovo catapultato sul proprio palcoscenico personale.

Butterflies'Q.

L'oppio dei pigri

L'attesa. Prendere tempo e aspettare la grande occasione dal cielo, come un povero matto che invece di andare a lavorare va a giocare alla snai, e nel frattempo si lamenta di non avere soldi neanche per fare colazione al bar. Non c'è niente da aspettare, non arriverà domani nè dopodomani la grande svolta se resti fermo. Cos'è che vuoi? Hai gambe e fiato e non ti serve altro per fare ciò che devi. Guardati dentro, prendi il meglio di ciò che non sei, scrivilo sui muri, e inizia a camminare senza fermarti. Non distrarti a destra, nè a sinistra. Scorda la strada fatta evitando di perderti nella vacuità di autocelebrazioni o sensi di colpa. Ogni passo come fosse il primo, sguardo fisso e costante su quel mezzo metro di strada davanti ai tuoi occhi.

Butterflies'Q.

mercoledì 22 febbraio 2012

Iron

In un antico villaggio di formiche c'è un'organizzazione impeccabile. Ognuno ha il suo ruolo, c'è chi vive cercando semi, chi li porta nel formicaio, e chi mangia e dà ordini. Università rinomatissime in cui vengono illustrate e fatte imparare a memoria le mappe del territorio conosciuto -circa 5 metri quadrati-, ben accette  innovative discussioni filosofico/geografiche. A volte qualche formica si innamora, e si sente tre metri sopra un ramo. Qualcuna crede di essere una coccinella perchè ha il naso rosso. La tradizione letteraria ruota attorno al mito delle api: molti dicono di averle viste, ma tra le svariate versioni c'è poco in comune. Alcuni diventano cantori e scrivono sulle api intrattenendo le formiche regine durante i dopo-cena, altri, scettici, si occupano esclusivamente delle questioni pratiche/burocratiche.
Oggi sono andata a correre e per poco non inciampavo. -Avrò beccato un sasso- ho pensato. Invece ho alzato il piede e ho realizzato di aver schiacciato un formicaio.

Butterflies'Q.

La mia migliore nemica

Piastra fino a fare fumo tra i capelli, esco di fretta è buio, le chiavi? Si ci sono. Ultima metro presa al volo, solito tram tram e ogni volta è come fosse la prima. Piedi ribelli in scarpe piccole e scomode. Nemici immaginari dietro le spalle, soldi nel reggiseno, criminali invisibili ti seguono e il telefono squilla, squilla, da farti maledire quello che ti è costato.
Mi siedo, sola nel vagone, poche fermate di meritata pausa.

Invece no. Eccola lì, riflessa sul vetro. Darei tutto quello che ho e che non ho per non vederla, lì di fronte.
Dato che c'è ci parlo. E' sempre un istinto incontrollabile.
Psicotropa, irresistibile, e io fragile, volubile.


Vediamo. Chi sarò stasera?
Ho l'imbarazzo della scelta. O meglio non ho scelta.
Non ce n'è una di cui lei non si vergogni almeno un pò.
Non sapendo come renderla felice, improvviserò come sempre.


Vattene, non mi guardare. So già cosa pensi. Voglio restare sola, non ho voglia di intrattenerti. Lasciami un pò in pace. L'errore non esiste. Perchè lo vedi ovunque? Non c'è sempre bisogno di costruire un recinto attorno ai colori. Lasciami colorare, non voglio riempire i tuoi disegni infallibili.

-Non sono un recinto, sono il recinto. Senza i miei disegni saresti  una tavolozza piena di macchie. Non c'è nulla di male in questo, a mio avviso, ma tu hai bisogno dei miei occhi, ti senti persa senza di me.-

Mi sento libera senza di te.

-Liberati di me se non mi vuoi ,cosa aspetti? Distruggimi. Sono qui per questo.

No, scusami. Ti prego. Non dicevo sul serio. Tienimi compagnia

-Avrò cura di te. Io sono dalla tua parte. Sognerai di geometrie impossibili da riempire. Ci proverai con la migliore volontà, ma uscirai fuori dai bordi con la mano tremante e rinizierai da capo ogni volta fino ad averne la nausea. Poi cercherai di evitarmi, fingendo che io non ci sia, ma sarà solo un'illusione. Non puoi scappare da me, mi maledirai vedendomi sui volti di chi ti circonda. Mi farai la guerra rafforzandomi. Ma un giorno raccoglierai tutta la tua rabbia e me la donerai, amandomi. Quel giorno riderai di me, ti abbraccerò in lacrime, e andrò a morire.

Next stop Eur Magliana

Butterflies'Q.

mercoledì 15 febbraio 2012

Dipende, tutto dipende


Ieri ho incontrato un uomo che urlava, incitando alla rivoluzione, in piazzetta dell'Immacolata. Curiosa, ci ho scambiato due chiacchiere. Era tutto normale, nella sua testa. Vedeva cose che tutti gli altri non vedevano, tuttavia lui non si accorgeva di essere solo. Non si sentiva fuori luogo, nè frustrato, gli sguardi di disapprovazione si trasformavano per magia in sguardi di ammirazione e incitazione prima di essere trasmessi al suo cervello. L'esempio perfetto di uno definibile pazzo. Eppure, provandoci a mettere nei suoi panni, non ci sono incongruenze, niente che non va, tutto scorre alla perfezione e lui è lì a recitare la parte perfetta nel  mondo che appare ai suoi occhi.


Con un pizzico di invidia mista a compassione mi sono andata a sedere. Ho acceso una sigaretta. Mi si è avvicinata una ragazza e mi ha chiesto da accendere. Vestita di nero, capelli castani lisci, magrissima e bella. Mi si è seduta vicino lanciandomi un paio di volte occhiate sofferenti, come se avesse la certezza che io fossi dalla sua parte in quella che per lei era una giungla di predatori. Tutta focalizzata sugli sguardi dei passanti, si sentiva costantemente sotto i riflettori, fuori luogo, osservata in ogni dettaglio del suo esistere. Suppongo temesse persino di respirare in modo sbagliato. Con titubanza, finita la sigaretta, si è alzata e è andata via.


Non ha potuto fare a meno di colpirmi il dramma nascosto tra i suoi silenzi. Il pazzo lì di fronte continuava ad urlare entusiasta, e lei immagino sia scappata in qualche tana accomodante. Cos'hanno in comune questi due? Entrambi vedono cose che non esistono oggettivamente. Ma questo è ciò che accomuna tutti gli esseri umani. C'è chi ha occhi burloni, chi stravaganti, chi ordinari, in ogni caso chi avrebbe mai il coraggio di ammettere che una realtà sia più vera di un'altra? O siamo tutti pazzi o siamo tutti sani.

Butterflies'Q.


martedì 14 febbraio 2012

Bugie

Se fossi bugiardo con te stesso come faresti ad accorgertene? Chi se ne potrebbe accorgere?

Non avendo il mentire una logica fissa, diventa difficile comprendere ogni volta con lucidità i meccanismi in atto. Ma questo non è il vero nucleo del discorso. Ciò che mi dà da pensare è invece l'infinita attenzione che rivolgo al desiderio di comprensione di questi meccanismi.

Don Chisciotte della Mancia.
In fin dei conti non è mica una scienza.
Cos'è la verità? Cos'è la menzogna?

-Sono bravo, chi mi scredita non sa capirmi. Quando sbaglio è perchè non ho altra scelta, faccio sempre del mio meglio. Dò e non ricevo, sono circondato di persone ingrate. Lavoro e non guadagno, l'economia fa schifo-

oppure

-Non sono abbastanza bravo da trasmettere a tutti ciò che vorrei. Sbaglio e me ne assumo le conseguenze. Dò e non ricevo, perchè dò per ricevere. Lavoro e non guadagno, perchè lavoro per il guadagno-

Quale delle due versioni mente? Nessuna delle due. Qualcuno sentirà vera la prima, qualcuno la seconda, qualcuno ulteriori varianti.

Ogni verità è una menzogna a metà, ogni menzogna è una verità a metà. La verità assoluta non trova spazio tra i Cerchi dell'Inferno. Ogni illusione ci dà una spinta verso la disillusione, lasciandoci cadere, ingannati, e lasciandoci rialzare, disingannati.

Butterflies'Q.

venerdì 10 febbraio 2012

Social

Branchi di uomini si riuniscono ogni pomeriggio al bar, a fumare sigarette -o pipe, a seconda dei gusti- e danno inizio alle Olimpiadi sociali.

-Io ieri sera ho portato a casa la bionda della birreria.
-Ma dai Gianni, non ti crede più nessuno minchione come sei. Noi ormai esigiamo le prove, vero ragazzi?
-Ben detto! Vogliamo le prove! Vogliamo le prove!

Maurizio, il capoclan, chiede silenzio e prende parola.
-Ragazzi, sentite che vi racconto. Ieri sera ho portato a cena Alyna e una sua amica di università. Le ho fatte bere un pò, birra, rum e boom boom..fuochi d'artificio.

-Davvero?
-Oh mio Dio beato te.
-Che avete fatto? Dove le hai portate?
-Tutti e 3?

-Già, già, eheh.

-Porti anche me una sera? Ti prego.
-Ma dove vuoi venire tu, Gianni, a farmi fare brutta figura eh?! Tagliati la cresta e riempi il portafoglio e poi, forse, se ne riparla.

Uno tsunami di sogghigni e risate -talvolta vere, talvolta forzate- pervadono il gruppo.

Nel frattempo un uomo parcheggia la macchina davanti al bar e scende, sguardo fermo e imperturbabile, giacca di pelle, passo deciso, attraversa il clan con noncuranza. Le voci si zittiscono in automatico, gli sguardi si riempiono di ammirazione, il tempo scorre al ritmo dei suoi piedi.

Chi è il vero capoclan? L'unico che in realtà non ne fa parte e non ne vuole far parte, nè si degna di prendere atto della sua esistenza, è l'unico che potrebbe farne davvero ciò che vuole.

Il branco lo si può trovare, autentico, in quasi tutte le città, prevalentemente nelle periferie.
Ovviamente ne esistono anche molte varianti, più o meno rocambolesche.

Per l'appunto si sta diffondendo negli ultimi anni la moda dell'anticonformismo. Gruppi di sedicenti misantropi, li vedi girare come mandrie il sabato sera per la città, a vantarsi del proprio essere diversi con racconti di vita da fantascienza di cui nessuno,tra loro,osa mettere in dubbio la veridicità: tradirebbe se stesso se lo facesse. Dal versante opposto i misantropi veri. Quelli che darebbero oro per il dono dell'invisibilità, oppure attendono con ansia una qualche catastrofe naturale che venga a distruggere definitivamente la razza umana.
Loro ti aspetteresti di trovarli sempre soli, magari chiusi in casa. Invece no. Amano la riservatezza, la solitudine,in compagnia si trovano bene in coppia,al massimo in trio. Eppure si immergono nel minestrone sociale tanto da non essere più identificabili, puoi scovarli tra le più svariate attrattive della vita mondana, ma solo a intuito potresti riconoscerli: non si scriveranno in fronte mai niente che non denoti conformismo.

Ognuno cerca di somigliare all'opposto di ciò che prevale in lui.
Per riempire le proprie mancanze di finzione.
Per un qualche istinto che tende all'equilibrio.
O, raramente, per paura della propria stessa natura.

Chi è tanto l' "uno" quanto l' "altro"non ha più niente da dimostrare. Come l'uomo in giacca, è sinceramente fuori dai meccanismi del branco. Non più burattino, può muovere i fili a suo piacimento.

Butterflies'Q.

mercoledì 8 febbraio 2012

Incongruenze

Ho conosciuto un uomo che si definisce schiavo. Mi ha incuriosita, così siamo diventati amici. 
L'altroieri sono stata a casa sua.
-Vai in cucina, riempi un bicchiere d'acqua, e portamelo.-
La sua reazione per qualche attimo è stata di esitazione e smarrimento.
Nelle sue aspettative una padrona deve esigere tutt'altro. Graffi e torture, favori economici. Ma che padrona è una che è costretta a dover pretendere determinate cose per assecondare il desiderio del suo schiavo di sentirsi tale?
Io avevo sete e volevo un bicchiere d'acqua, punto.
Ha eseguito e mi ha guardata bere.
-Ordinami quello che vuoi. Sei arrabbiata? Frustami. Vuoi affetto? Baciami. Ti lavo, ti vesto, ti offro passaggi.  Ti convincerò del fatto che avere uno schiavetto personale è utile e divertente. Beh? Cosa aspetti? Cosa desideri?

-Non desidero niente che tu possa darmi, non mi servi al momento. Ti ordino di non chiedermi alcun ordine. Vai sul divano, sdraiati, guarda la tv, e lasciami in pace.

Divertita ma mantenendo con sforzo un'espressione severa, l'ho guardato obbedire alla mia richiesta, teso e confuso. I miei ordini erano inaspettati, sfuggivo al suo controllo e alle sue aspettative. Era sottomissione vera ora la sua e deduco fosse la prima volta che la assaggiasse realmente.

E' un sottile ribaltamento di ruoli. Chi gioca a fare lo schiavo in realtà ama il potere. La loro tattica è originale e ingannevole, tuttavia non indistruttibile.

Butterflies'Q.

Pinch of madness

Dopo due giorni da eremita persa nella ricerca filosofica e nella scrittura, sono uscita di casa. Ho indossato vestiti caldi a caso. Varcata la soglia del portone il mondo mi è apparso sconosciuto, come se non ne facessi parte da tempo immemorabile. Nel giro di pochi minuti tre donne ben vestite mi hanno chiesto l'elemosina. Devo avere una sottile parvenza snob di regalità addosso. Nei gesti della gente intravedo note stonanti, profumate di bizzarrie, eppure tutto mi dice di prestare attenzione ad ogni singolo dettaglio, come se fossi consapevole che per oggi il mio destino mi riserva messaggi tanto casuali quanto mirati.
Mi sono rifornita di sigarette e mi sono rintanata dentro, ancora fuori dal mondo.
In casa mia il caos totale. E' saggio guardarsi intorno per scoprirsi: vestiti sgualciti, arance sul tavolo, candele, fogli di carta pieni di dubbi e di risposte precarie. Ci fosse un angolo vuoto in questo monolocale, sarebbe il mio tempio perfetto. Beh no, non sarebbe perfetto. E' un tempio anticonvenzionale e disordinato: deve pur parlare di me in qualche modo. Lo amo perchè è sincero.
L'attenzione si posa sulle mie mani. Dita corte e sottili, smalto malmesso di colori diversi: maledetta indecisione, noncuranza, imprecisione.
Mi volto ed eccola, allo specchio. Pelle morbida e pallida, lineamenti tondi, un misto di furbizia e rassegnazione tra le pupille, due accenni di linee curve ai lati della bocca che alludono ad un immaginario sottofondo di sorrisi.
Tutto qui? Non c'è altro? Qualcosa mi sfugge.
Mi fermo in tempo, prima di perdermi totalmente.
-Non è il caso di trarre conclusioni. Non oggi che la confusione divampa più del solito tra i miei battiti.-
Mi vesto ed esco di nuovo, per non impazzire. Alla ricerca di qualche nuovo imprevisto per arricchire il mio inventario di immagini sconnesse.

Butterflies'Q.

martedì 7 febbraio 2012

Inizi

La vita è beffarda, ho ragione di dirlo.
Una di quelle rare volte nella mia vita,
avevo finalmente trovato la voglia
di ordinare un pò quelle scatole di cartone
che mi porto dietro dal trasloco dalla vita scorsa.


Insomma ero lì a pianificare il da farsi nel futuro.
Stavo raccogliendo date, indirizzi utili, numeri,
e li stavo riportando sulla mia agenda: tutto filava alla perfezione.
Sin quando la penna si è fermata e subito dopo la mia mano.
Sono rimasta a guardarla con occhi pensosi.


-Giro pagina o no?- Chiedevano.

Beh, folgore nel buio, io l'ho fatta mia.
Avrei dovuto iniziare in quel momento, oppure mai più.
Era tutto pronto, non so dove nè per chi, ma era anche tutto chiaro.
Così voltai pagina, e la guardai. Com'era bella, bianca, pulita.

Iniziai a sporcarla. E continuai senza meta.

Butterflies'Q.

lunedì 6 febbraio 2012

Part

-Provi a guardarsi, mi dica cosa la blocca.
-Non sarei qui se fossi in grado.
-Ok. Ha detto che le piace il pattinaggio, perchè non lo pratica?
-Perchè sono un principiante.
-E dal dentista, perchè non va?
-Beh vorrei avere i denti bianchi prima di andare.
-Ieri, perchè non è uscito di casa?
-Perchè sarei apparso ancor di più come un eremita, tra la gente.

-Mi perdoni ma questa curiosità ora deve togliermela: avendo ormai compreso quanto poco semplici siano i suoi meccanismi, mi spieghi, come ha fatto quel giorno ad arrivare qui, nel mio loft, dall'altra parte della città, senza un pizzico di esitazione?

-Non mi è mai stata posta domanda più banale, e mi creda avrei potuto aspettarmela da chiunque meno che da lei.

-Mi permetta, anzi permettimi, perchè questa recita non mi piace più. Chiunque avrebbe meno problemi a prendere un caffè in centro o a seguire una lezione di pianoforte piuttosto che a contattare un'emerita sconosciuta  trovata su un portale di annunci, alle 2 di notte raggiungerla e pagarla -in modo continuativo ormai- per renderla partecipe delle sue vergogne più intime giocando al gioco del dottore. Io non sono una psicanalista, mi spiace deluderti, e non me ne frega niente di tutti i tuoi complessi esistenziali, mi sei utile perchè mi paghi, non c'è altro. Spero sia chiaro. Tuttavia i tuoi soldi iniziano a farmi paura. Spiegami cosa stai cercando da me.

-C'è chi paga per vestiti su misura, chi per fare sesso, e io pago per farmi ascoltare. Ho pochi amici, li definisco intimi. Sono molto selettivo, sono indubbiamente i migliori. Mi conoscono così bene che quando apro bocca sanno già cosa ho intenzione di dire, hanno la nausea al solo pensiero che io continui il discorso. Non li condanno per questo, perchè succede lo stesso a me. E' naturale. Per il resto, sono circondato di conoscenze superficiali, con ognuna delle quali mi dipingo in modo da assecondare le aspettative di ognuno. Se solo conoscessero l'1 % di ciò che ho dentro, inorridirebbero, mi denuncerebbero, o chissà cos'altro. Uno studioso di psicologia avrebbe una risposta preconfezionata ad ogni piccolo scuotimento del mio volto, non assaporerebbe il dramma di ogni mia parola accuratamente disposta in modo tutt'altro che casuale nel mezzo delle mie frasi, nei suoi occhi leggerei solo l'attesa di potersi esibire pronunciando il proprio responso compreso di soluzione, come fosse un trofeo, una nuova conferma da mettere sulla bilancia che misura il suo livello di autostima professionale.
Ecco perchè ti voglio, volevi saperlo, spero tu non ti sia annoiata.
O rattristata.
Piangi?

-Mi dispiace. Non so cosa mi prende oggi. Probabilmente sono stressata.

-Non c'è bisogno di piangere, è sempre stato un altro dei miei sogni quello di ascoltare qualcuno che parli senza dover dimostrare qualcosa o la negazione del suo opposto, eheh. Vieni qui.
Cosa sono queste lacrime?

-Beh, sto piangendo perchè la verità è che ho bisogno di te più di quanto tu ne abbia di me. Eppure prendo i tuoi soldi e ti tratto male come se ti stessi offrendo qualcosa che mi pesa offrirti, o come se fossi uno sconosciuto.

-Oh, mi sorprendi. Cosa sarei io? E in cosa posso essere utile a una come te?

-Mi pesa ammetterlo ma, caro Joker -gradirei sapere il tuo nome-
In realtà quando ci vediamo, io parlo con me stessa. Quando rido di te, rido di me.
Quando mi sorprendo di te, mi sorprendo di me. Sono, sì, infantile, emotivamente disturbata, incoerente e tutto ciò che ho sempre criticato in te..eh già, non lo avrei mai detto nei panni di un mio conoscente, ma lo sono, e non lo accetto. Non voglio sentirne parlare da nessuna parte, neanche da me: ho adottato una censura degna di una dittatura mondiale, fissata lì su quel pezzo di cervello a forma di cestino che sembra porti scritta la citazione dantesca -Lasciate ogni speranza voi ch'entrate-. Beh c'è un piccolo inconveniente, mi piacerebbe che quel cestino fosse come quello di casa: lo butti via una volta a giorno e non lo vedi più. Oppure una specie di attrezzo distruttivo che riduce tutto in cenere, o ancora meglio, una sorta di macchina riciclatrice che trasforma rifiuti inutili in qualcosa di utile. Invece i miei avanzi sono tutti lì, compressi e scomodi, in uno scantinato interrato, ad urlare e scalpitare inascoltati, e appena c'è una fessura, una distrazione, bussano alla porta di casa con la resa dei conti in mano.

I suoi occhi mi fecero paura,si accesero all'improvviso di entusiasmo folle e esaltato.

-Dormi a casa di un vecchio pazzo stasera? Fai tu il prezzo.

Gran parte di me si raccolse in assemblea pronunciando note di dissenso. Infatti accettai immediatamente, prima di pensarci su.

-Si, andiamo. Dobbiamo concludere il lavoro che abbiamo interrotto. Inizia a fare  freddo qui.

Butterflies'Q.

domenica 5 febbraio 2012

Come una roccia

Com'è dolce il sapore di ogni resa sofferta.
Sei veramente forte quando non ambisci ad esserlo,
non hai un padrone da difendere e soddisfare.

Non ti opponi agli eventi con rabbia e giudizio,
ma osservi impassibile le stravaganti reazioni
di quello che spesso credi di essere
ai doni che ricevi incessantemente.


"Il segreto del successo è imparare ad usare il piacere e il dolore,
invece che lasciarsi usare dal piacere e dal dolore.
Se ci riuscirete, avrete raggiunto il controllo della vostra vita.
Altrimenti, sarà la vita a controllare voi (ANTHONY ROBBINS)"


Butterflies'Q.

Puzzle

Un tassello per volta il puzzle si completa.
La prima difficoltà è la ricerca dei tasselli giusti.
Ma quella più grande è in quei momenti in cui ti accorgi che due o più tasselli non stanno così bene insieme, come credevi.
Devi trovare il coraggio di disfare e ricominciare da zero, come fosse il tuo primo giorno di vita.

Le linee guida servono eccome. Non è mica stupido pensare che un puzzle si
completi da solo, perchè tutto va anche senza che tu faccia niente o ci sia. Ma non sarai mai un grande regista se resti a guardare, ad aspettare, a sperare.

Una vita sola non basta, ne servono due, almeno. Ma in tutte le cose. Se ti focalizzi solo su un colore stai lasciando distruggerti dal suo opposto,e non è detto che tu te ne renda conto. Quanti si svegliano, un bel giorno, con sorpresa, paralizzati, senza più fiato e gambe per andare.

Devi fare ciò che ami e ciò che non ami.
Devi circondarti di persone e di gente.
Tante vite, parallele, ordinate, dalla più banale alla più entusiasmante, ognuna con un perchè e con un protagonista diverso: tu.

Capodanno è un'ispirazione, all'improvviso. Stanotte è stato uno dei miei.


Butterflies'Q.

venerdì 3 febbraio 2012

Dialogo

-Salve, si accomodi.
-Ecco, questa notte ho fatto un sogno, ero io qualche anno fa.
-Beh?
-E' tutto. Ero io. Ho visto un mare di occasioni, per la prima volta. Sa, ogni opportunità per qualche strano motivo appariva come un fastidio sterile. Mi lamentavo di trovarmi in un tunnel che però non esisteva se non nei miei occhi. Non sa cosa darei, dottore, per tornare indietro nel tempo e affrontare tu
tto di nuovo, con questa testa qui.
-Ma cosa sarebbe adesso, signora, se non fosse stata quella, prima?
-Sarei ancora quella.
-Bene, invece, adesso che è cambiata, mi dica, la vita non le dà più occasioni?
-No, non come una volta.
-E se le avessi fatto questa domanda qualche tempo fa, non pensa che avrebbe risposto allo stesso modo
?


Butterflies'Q.

martedì 31 gennaio 2012

Il vaso

Oh cielo! con nulla al mondo
baratterei questo magico
ribollir di fiamma.

Sono qui, signore, mi hai chiamata?

Trascino i miei giorni come carri di buoi,
mai meravigliati  se non dai tuoi fuochi.

Legno e tempo, soli , non produrranno.

Cerca le scintille,
riconoscile,
falle tue,

quando nel mezzo della notte
busseranno all'uscio del tuo nido,
o quando volti sconosciuti
cercheranno i tuoi occhi tra le folle.

Resta ben attenta: al comparir dell'onda,
valle incontro impetuosa, senza timore.
La cavalcherai o ti soffocherà.


Oh stolto!
Non tutte le onde son scintille.
Non tutte le onde son cavalcabili.
Vuoi che mi tolga la vita in modo così palese?
E poi di tempo ce n'è un'eternità.


Il tempo non è mai abbastanza per chi non osa.
Rimandare una volta è forse codardia.
Ma rimandare due volte è  già rinuncia.


Non voglio sembrare intransigente, signore
Ma la paura mi infiamma il cuore
Per via di questo vaso chiuso,
mi riempie si tanto di gioia,quanto di dolore.

Lascia andare il vaso, Pandora.
Non è questa cosa che ti concerne.


Signore ma,
da tempo ormai,
al veder lo
sì tondo e levigato e colorato
tendo la mano e poi
la mordo in tempo
e mi porto via.
Ma per miracolo.

Mi ripeto, non è questa cosa che ti concerne, Pandora.
Tornerò a farti visita presto, abbi cura di te.


La donna, rimasta sola,
prese il vaso tra le gambe
e con occhi folleggianti
lo aprì.

Butterflies'Q.












lunedì 30 gennaio 2012

Natura

L'uomo sogna di volare ma la gravità glielo impedisce.
Il gabbiano, che ha la libertà del volo e la pienezza dell'infinito,
non fa a meno di scendere a terra.


Butterflies'Q.

O

Ascoltami, non ti distrarre
Sono qui, dove guardi?

Vedo la tua fragilità in ogni piega della tua pelle
e le tue gambe tremano.
Non lo dire, no che non lo sapevi.

Giri tra le strade senza una meta
non riconosci mai la terra che calpesti
fai avanti e indietro senza tregua.


Ti senti così forte quando vai,
ma ti stai solo perdendo in casa tua.

Di tanto in tanto, torni alla partenza
come al gioco dell'oca.

La strada che hai percorso diventa cenere sotto i tuoi piedi.
Un tiro di dadi sfortunato -diresti-.

In un modo o nell'altro
tutti i tuoi castelli crollano al tramonto
E l'alba è lontana.

Recluta le tue ossa. E la tua espressione migliore.
ti salverai tra le macerie?

Quanta forza, quando la morte ti sorride.
Ma chi è costui? Sei sempre tu?

Il tizio tremolante di inizio partita
che si aggrappa alla vita con le unghie
come ortica che cresce tra i sassi.

Fai un altro giro nel paese dei balocchi, pinocchio.
Oppure arrenditi ora, senza pensarci un attimo in più.

We're born to die.


Butterflies'Q.

A=B

Creare è la tua scala verso il cielo, Demiurgo

Non appena ti smuovi raffiora
la triste consapevolezza
che tornerai a terra.

In un attimo eterno il cuore si strugge,
le lacrime traboccano,
pur senza che sul tuo volto si smuova un'espressione.

Una grande gioia è un grande dolore, una follia lucida è un'agonia lucida.


Butterflies'Q.

Rimembranze

Ho nostalgia di questo antico fervore.

Un fiume vigoroso scorre,
in cima alla discesa,
sempre più svelto,
più svelto,
inciampa

esita
salta.


Butterflies'Q.