mercoledì 14 marzo 2012

Insomnia

Come subire ancora il fascino di un uomo? Questa domanda era diventata fin troppo familiare, ormai retorica. Neanche con tutta l'immaginazione disponibile - vi assicuro non poca- avrei potuto progettare un tale capolavoro. Un grande onesto menzoniere. Oppure un grande onesto dall'aria menzoniera? La certezza che fosse tutto vero era grande quanto il dubbio del contrario. Si dice che la verità si...a sempre nel mezzo, ma la mia avidità di certezze mi spingeva all'analisi compulsiva dei dati a disposizione, con l'obiettivo di smuovere l'ago della bilancia, seppur di un solo millimetro, per poter partire come un treno ad alta velocità a colorare tutto di bianco o di nero. Il solito vizio di eccedere che si manifesta tanto nelle abitudini quanto nel modo di pensare. Ogni appuntamento diventò così un piacevole arricchimento culturale, intendendo per cultura ciò che a me premeva conoscere: i meccanismi introspettivi di ogni individuo. I suoi sguardi genuini sembravano a volte tradirsi all'improvviso, pensieri incontrollati che fulmineamente smuovevano le pupille di quell'uomo dall'aria bizzarramente regale, disegnando su di esse una sorta di distacco consapevole misto a dissenso nei confronti di un'ipotetica parte recitata. Ma la dolcezza che brillava sul suo volto dopo ogni bacio era disarmante e annebbiava ogni dubbio. Le sue parole, un copione di un film dal sapore cavalleresco, ma piene di enfasi pura. Se recitate, troppo ben recitate. Un attore di questo taglio sarebbe troppo per un palcoscenico di teatro, dove tutti gli spettatori guardano con cognizione di causa uno spettacolo con l'occhio attento ad ogni banale imperfezione di pronuncia o di gestualità. Quale palcoscenico migliore della realtà? Quale cavia migliore di un'apparente ingenua e dolce assecondatrice? Il mistero che aleggiava intorno a lui era tutto ciò che teneva in vita il mio ossessivo inseguimento. Una volta svelato, come al termine di un libro follemente coinvolgente, tutta la magia si sarebbe dissolta in un sospiro finalmente sazio e già nostalgico di un'avventura appena terminata, così avvincente da togliere fascino a mille altre situazioni che - fino a poco fa- si sarebbero proposte come intriganti inviti. In tutto questo, nella stanza più pulita della mia casa segreta stanziata alle pendici delle mie viscere, un'eco assordante non smetteva di porre instancabilmente la domanda il cui responso è il più ambiguo e rilevante tra tutti i quesiti del mio rocambolesco labirinto raziocinante: Cosa ne sarà di me se l'inganno fosse semplicemente la parvenza di inganno? Sarei ancora un'instancabile curiosa o diventerei un'inguaribile smielata? Sarebbe sconvolgente scoprire che quella che sta ragionando quasi con approccio scientifico di fronte ad un raro esemplare di homo sapiens sia solo una copertura illusoria. Molto probabilmente per comprendere chi ho di fronte dovrei rivolgere la mia attenzione non sul soggetto in questione, ma sulla percentuale di me e non me presente nell'infuso. Chi potrebbe mai ingannare se stesso meglio di se stesso?


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Butterflies'Q.

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